(READ) INTERVIEW WITH MARIOTTO MC / “Dall’epoca delle Posse militante in note per il mio quartiere Bagnoli”

mariotto mc

In questi giorni è in ruolo un po’ insolito, quello di attore – interpreta un pusher – nel nuovo film di Antonio Capuano, Bagnoli Jungle, le cui riprese finiranno il 30 maggio (nell’immagine una foto del set, con Mariotto e sullo sfondo Capuano). Ma Mariotto Mc è soprattutto musica militante: canta dai primi anni ’90, da ben ventidue anni, e ha vissuto a pieno la scena Posse di allora.

Nominato “erede spirituale” dai 99 Posse, Mariotto racconta nei suoi versi le problematiche e i disagi della classe operaia, tenendo sempre a cuore le sorti della sua Bagnoli e militando concretamente con i ragazzi della zona per combattere le problematiche da cui è afflitta. Tra l’altro, l’mc ha il merito di essere tra i primi a Napoli ad aver portare la situazione della dancehall e ad avvicinarsi a certe sonorità jamaicane e a ritmi reggaeggianti, in un periodo in cui il rock ed il metal dominavano come generi musicali indiscussi. A favore di una mescolanza di generi, come espressione della versatilità che ha sempre contraddistinto la musica napoletana, si riconosce nell’hip hop, ma non nel fenomeno di tendenza che è diventato oggi. “La musica è avere qualcosa di importante da dire, ma solo chi è cresciuto sui marciapiedi può averne”, ci spiega sfoderando subito il suo animo militante-antagonistico.

I 99 Posse ti hanno nominato erede ideale della loro musica. Qual è il tuo rapporto con loro?

Siamo amici da ventidue anni e abbiamo sempre percorso la stessa strada sia ideologica, che musicale. Ciò che più ammiro in loro oltre all’innegabile talento è la costanza che hanno mantenuto in tutti questi anni di carriera. Al di là dell’affetto personale ritengo che il motivo per il quale mi abbiano nominato un erede sia il mio modo di far musica militante-antagonistica, specie col gruppo che avevo nei primi anni ’90, Codice 22. La maggior parte dei miei testi erano rivolti alla classe operaia, soprattutto agli operai di Bagnoli, zona da cui provengo, e che vivevano e vivono la problematica dell’amianto. Essere un’artista, secondo me, significa anche essere un militante. Non a caso vivo a Villa Medusa a Bagnoli, posto occupato, che è diventato la casa del popolo.

Dopo un ventennio che fai musica militante-antagonista a Napoli noti un cambiamento in positivo o in negativo in entrambi i sensi?

Secondo me, oggi a Napoli si sono persi molti valori, tra cui la cultura musicale. Le band scarseggiano sempre più e sembra che tutto debba essere fatto in digitale. C’è il fermento dell’hip hop, ma questo genere non ha ancora scritto niente nelle pagine della storia della città. Ci sono sicuramente dei talenti in quest’ambito, la mia top five è composta da: Dope One, Peste Mc, Capone Mc, Capeccapa e Pepp Oh, però mi sarebbe piaciuto che ci fosse anche oggi un sound più versatile come è sempre accaduto dagli anni ’70, agli anni ‘90. Ai nostri tempi operavamo una commistione di generi e suonavamo accompagnandoci con gli strumenti, vedi gruppi come i 99 Posse o gli Almamegretta. Infine c’era un’amicizia più stretta e più disinteressata tra di noi. Sapevamo il vero significato della parola crew insomma.

Quale è la tua attuale crew e che percorso hai fatto prima?

La Flegrea Black Music, crew composta da una quindicina di elementi. Ci sono alcuni nomi noti come Marcello Colemann (Almamegretta), Valerio Jovine ed altri più conosciuti nella scena rap come Genesi e Matto Mc. Come si evince dal nome, questa crew abbraccia tanti generi che confluiscono più o meno nel black, dall’hip hop al reggae, dal raggamuffin alla dancehall, all’r’n’b. All’epoca delle Posse, noi eravamo tutti un’unica scena Posse, ma ognuno aveva un suo genere di riferimento. Ad esempio, gli Almamegretta facevano Dub; i 99 Posse facevano Old Posse con influenze più jamaicane; i 24 grana facevano dub ma con influenze etniche e sonorità tipiche napoletane; La Famiglia, Speaker Cenzou e i 13 Bastardi facevano hip-hop ed hanno portato questa cultura a Napoli per la prima volta, così come i Sud Sound System hanno avuto il merito di creare un proprio filone musicale raggamuffin in Salento. Il mio gruppo invece era più crossover e suonava una sorta di rock mescolato all’hip-hop. Sono ventidue anni che canto ed ho sempre cercato di raccontare nei miei testi il disagio sociale e la solidarietà verso i deboli. Sono cresciuto in una famiglia proletaria, ho perso mio nonno per una malattia a causa dell’amianto, ho vissuto tutto sulla mia pelle e non potevo non esprimerlo sotto forma di musica.

Hai scritto anche un brano sulla terra dei fuochi insieme alla Flegrea Black Music, che si intitola appunto “Terra dei Fuochi”…

Si. Abbiamo avuto anche delle critiche, ci hanno accusato di aver strumentalizzato un problema per dare una maggiore visibilità e notorietà alla crew. Ma posso garantire che gente come noi ha vissuto la situazione della Terra dei fuochi sulla propria pelle ed in prima linea (si pensi che molti ragazzi della crew sono di Pianura). Le accuse rivolteci sono assolutamente infondate: non sfrutterei mai questioni così delicate per ragioni diverse da quella della necessità, come ho sempre fatto, di raccontare il disagio. E chi mi conosce lo sa. Il pezzo comunque nasce da persone che affrontano problematiche quotidiane nel proprio quartiere di appartenenza e ci è venuto istintivo parlarne. Dai rifiuti tossici disseminati nella Terra dei Fuochi, all’amianto a Bagnoli, alla discarica a Quarto ed a Chiaiano e così via…

Raccontaci del quartiere da cui provieni, Bagnoli.

Bagnoli a differenza di altre periferie di Napoli, come quella Nord o Est, ha una sua cultura e mentalità ben precisa. Il ragazzo di Bagnoli è abituato fin da adolescente a praticare i posti occupati, a militare, a non rimanere muto di fronte alle ingiustizie. E poi qui c’è molto fermento musicale. La scena artistica di Bagnoli è florida ed è sbagliato ridurla alla persona di Bennato. E’ risaputo che c’è il problema dell’amianto e stiamo lottando con tutte le nostre forze perché si bonifichi. Abbiamo instaurato anche un comitato ad hoc per modificare lo stato di cose e per riscattare i 510 morti per amianto che si contano sul territorio. Perciò, riteniamo la ricostruzione di ”Città della Scienza” un problema del tutto secondario. Oltre a queste azioni militanti, abbiamo poi la Casa del Popolo o Villa Medusa Occupata, al cui interno svogliamo un sacco di attività per anziani, adulti, bambini ed in cui non può mancare anche un nostro piccolo studio di registrazione. Detto questo, ritengo che in futuro ci sarà sempre più azione militante antagonistica tra i giovani di Bagnoli.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sto lavorando al mio secondo disco da solista. Avrò diversi featuring tra cui Francesco Di Bella, ex voce dei 24 Grana, Ciccio Merolla e Marco Zurzolo, fratello del noto bassista di Pino Daniele, Rino, oltre che vari componenti della Fbm come Jovine, Geco e Matto Mc. Con questo disco voglio fare un salto indietro di venti anni, commemorare la scena Posse. Il titolo ancora non è definitivo, ma molto probabilmente sarà “Nisida”, posto che ho avuto modo di vivere a lungo e presente nelle tematiche del disco.

Eugenia Conti

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