Non solo la strada. Non solo racconti di periferia e disagio. Ma anche verità e storia. Federico Flugi aka Tueff è un rapper brigante. Nella scena hip-hop napoletana ha da poco esordito come solista con il brano “Fratelli d’Itaglia” dove Itaglia sta a indicare quella colonizzazione del Sud per mano del Nord che da sempre denunciamo, anche attraverso queste pagine. Tueff fa rivivere gli eroi del popolo, i briganti. Il singolo vanta la collaborazione di uno dei massimi rappresentanti della musica hip hop italiana, ovvero l’ex Articolo 31, Dj Jad, che lo ha prodotto. Nel videoclip invece appaiono Pino Aprile e la squadra di rugby napoletana Briganti. “Fratelli d’Itaglia” è il primo estratto da “My Raplosphy”, l’album di esordio di Tueff, che uscirà quest’anno. “Ho scritto questo pezzo per il grande legame che mi unisce alla mia terra e per rivendicare una verità storica che viene nascosta da 153 anni – ci spiega infatti Tueff – E’ assurdo che oggi ai ragazzi si propinino bugie sul Risorgimento italiano come è paradossale che qui al Sud le stade e le piazze siano dedicate a Mazzini, Garibaldi e Cavour. Ed è inaccettabile che a Torino esista ancora il Museo di Lombroso con i resti dei briganti. Tutto questo mi ha spinto a comporre “Fratelli d’Itaglia” dove, come ribadisco nel testo, “metto da parte il mio dialetto per arrivare a chi si crede perfetto”. Abbandono il napoletano, che comunque mantengo nel ritornello, perché tutti possano recepire il messaggio.
Per te il riscatto del Sud passa necessariamente dalla conoscenza del passato?
La conoscenza reale della nostra storia è fondamentale in questo senso. Non dimentichiamo che il Nord, dopo averci massacrato, dopo il 1861 ha chiuso le scuole per 15 anni proprio perché certi abomini fossero dimenticati. Sotto il Regno delle Due Sicilie invece le scuole erano gratuite e tutti avevano la possibilità di acculturarsi. Questo anche per smentire il luogo comune che voleva la classe contadina ignorante, quando invece molti agricoltori sapevano leggere, scrivere e fare i conti. E del resto quelli che sui libri di scuola vengono comunemente chiamati briganti, etichettati come fuorilegge, altro non erano che quei contadini, patrioti che difendevano la propria terra dagli invasori con tutti i mezzi a disposizione.
Cosa potrebbe risollevare le sorti del Sud secondo te?
Ci sono due elementi: la cultura e l’unione. Un popolo ignorante e non unito è più facilmente manovrabile. Per me la rivoluzione inizia dalla cultura, dalla storia. Scrivere dei libri come delle canzoni sono atti che possono contribuire a riappropriarsi della propria identità. Il rap poi è il genere più adatto perché tende a dare un messaggio diretto, a raccontare verità. Infatti, sono abituato a comporre versi in cui racconto quello che vivo o quello che osservo nelle persone vicine a me.
La verità storica sarà argomento anche del tuo nuovo disco?
Il fulcro del disco, tutto in napoletano, dal titolo “My Raplosophy” sarà l’identità a 360 gradi, con incursioni nella storia musicale della mia città. Senza Napoli Centrale, Pino Daniele, il maestro Avitabile, Enzo Gragnaniello, gli Showman e tanti altri oggi non potremmo parlare di hip-hop. La prima traccia del disco sarà appunto “Fratelli d’Itaglia” feat. Dj Jad, l’unica in italiano. Ma ci saranno collaborazioni e produzioni con ShaOne (la Famiglia) sul beat di Sonakine e con gli scratch di Frankie B, ‘O Pecone dei Capeccapa (sia come voce di un ritornello, che come producer), Dope One, Jovine.
Perché “My Raplosophy”?
My Raplosophy perché penso che il rap sia una cosa personale. Non posso avere la presunzione di spiegare agli ascoltatori quale sia la filosofia generale del rap perché significherebbe mettermi su un piedistallo ma voglio far comprendere a tutti cosa rappresenta per me l’hip hop: una cultura che parte da colossi del genere come Dj Kool Herc e Afrika Bambaataa, ma anche una filosofia di vita. Non a caso, è la traccia con ShaOne, per me uno dei più importanti esponenti del rap campano, che darà il nome al disco.
Eugenia Conti