“Botin de guerra” sarà il titolo del nuovo album del rapper dominicano/napoletano Marvin Florian, per tutti El Koyote, in uscita il prossimo ottobre. Marvin, già noto sulla scena musicale nazionale e non solo per le moltissime collaborazioni con importanti nomi italiani e dominicani del genere, nonché per i suoi live “calienti”, sta per dare alla luce il suo primo disco solista. L’mc dominicano con i suoi particolari tratti somatici, le sue caratteristiche treccine, la sua inseparabile fascia-bandana e la sua aria latina si è trasferito a Napoli a soli nove anni, ambientandosi fin da subito come un perfetto “scugnizzo” dei Quartieri Spagnoli.
“In fondo le differenze tra il mio quartiere e Santo Domingo sono minori di quanto si possa immaginare. Appena arrivato in città mi sono sentito a casa e accolto nel migliore dei modi. D’altra parte il popolo partenopeo è molto simile a quello dominicano perché è caldo e generoso. Siamo abituati a campare senza niente e a condividere col cuore il poco che abbiamo”, ci racconta. La vita del Koyote infatti non è stata sempre facile in questi trenta anni, come non lo è per ogni ragazzo che cresce in strada. Non è un caso che Marvin in “Botin de guerra” cerca di esprimere attraverso la sua esperienza personale la voce di chi subisce le medesime difficoltà, ma che nonostante tutto non risparmia mai un sorriso. Le riprese del bel videoclip di “Cai preso”, primo singolo estratto e realizzato da Incolore, sono state svolte ai Quartieri Spagnoli tendendo a riprodurre realtà disagiate e esistenze complicate segnate dal carcere, dalla mala vita e dagli errori. Oggi invece a Nola si gireranno le scene del videoclip “Napoli Zoosafari” featuring Clementino. Ma chiediamogli di più.
“Marvin, “Botin de guerra” uscirà tra pochissimo. Illustraci il progetto.”
“Botin de guerra” è il mio primo album da solista. Saranno presenti featuring con alcuni dei più influenti nomi del panorama rap come Clementino, Ntò, Guè Pequeno, Noyz Narcos e Salmo. Dato le mie origini sudamericane posso definire il mio stile un latin-rap. Quindi, non mancano i brani più contaminati col reggaeton. Quanto ai contenuti il disco è molto autobiografico. Parlo del sistema in cui siamo, ma soprattutto della vita di strada, di criminalità, di dinamiche complesse e situazioni pericolose che mi sono ritrovato anche a vivere in prima persona. Ci sono brani molto forti di stampo gangstarap, ma per me la musica e in particolare l’hip hop deve raccontare solo realtà e verità senza filtri per quanto dure siano.
“Quanto cambia la realtà dominicana in cui sei nato da quella napoletana in cui sei cresciuto? Fai una relazione tra i due posti.”
Ringrazio Dio di essere arrivato a Napoli e non da qualche altra parte perché è un posto che assomiglia tanto a quello in cui sono nato. Per me la città partenopea è davvero molto latina. Devo dire che ho riscontrato lo stesso calore anche in Sicilia e un po’ in tutto il resto del Sud. Anzi, confesso che se mi sposto al di sopra di Napoli in Italia faccio maggiore difficoltà a sentirmi a mio agio e a entrare in empatia con le persone. Ormai non posso più fare a meno della mentalità aperta, colorata e solidale della gente napoletana. Mi ricorda le mie radici in ogni momento. Sono qui da ventuno anni, ma ci tengo sempre a specificare che mi sento metà dominicano e metà napoletano. Infatti, continuo a cantare nella mia lingua d’origine per portare in alto la bandiera che mi ha dato i natali.
“E adesso che vivi da così tanti anni a Napoli ti rendi conto delle continue discriminazioni che subisce la città? Cosa può fare un artista in tal senso?”
Si ed oltre alle discriminazioni purtroppo a Napoli esiste anche tanta povertà. Un’artista, se si definisce tale, non si dovrebbe limitare soltanto a denunciare il degrado sociale, ma dovrebbe aiutare in prima persona fattivamente ogni tipo di bisognoso, dai poveri ai malati, dai bambini agli anziani. Ho patito in prima persona gli stenti e mi piacerebbe col cuore dare una mano più concreta a chi ne necessita appena ne avrò maggiore possibilità.
“Leggo purezza e sincerità nelle tue parole. Cosa ha in mente El Koyote per il futuro?”
Fare musica, musica e ancora musica. Scrivere come ho sempre fatto. Poi se c’è il riscontro o il mainstream è relativo. Ho imparato che quando qualcosa deve arrivare, arriva da sola senza starci troppo dietro. L’importante è che chi ascolta i miei testi recepisca un messaggio. Mi esprimo con semplicità e trasparenza, rappo sui problemi che capitano ogni giorno alla maggior parte delle persone. Perciò, potrà essere facile rispecchiarsi nelle tracce del mio disco. Oggi l’hip-hop in Italia è cresciuto, è in voga e a volte c’è il rischio che si snaturi, ma sono del parere che nonostante questo orientamento più commerciale col trascorrere dal tempo andrà sempre avanti e resterà impresso solo ciò che è vero. Ciò che è merda rimarrà merda. C’è da dire che comunque è evidente un’evoluzione del genere con dei bei movimenti da Milano a Roma, fino qui a Napoli dove abbiamo tanti grandi rappresentanti, compresi i nomi più storici.
“Ma quindi ti senti più un rappresentante del rap meridionale o nazionale?”
In verità nessuno dei due, mi sento internazionale! Ahahahah
Eugenia Conti